Il mercato del lavoro: Dipende da me/ Non dipende da me fa Grande Differenza.

Oggi pubblico un post in parte diverso dagli altri.

Lo posto perché tratta di un tema a me molto caro: Le Persone…la 5° P del Marketing.

Dico sempre ai miei clienti che le Persone dipendenti, collaboratori, consulenti etc. sono alla base del successo della loro azienda: dalla micro alla mega.

Ho pubblicato un post su Linkedin di qualche giorno fa ed ho notato che tanti altri utenti sono sensibili a questo tema.

Ho tratto spunto da un interessantissimo articolo pubblicato il 14 giugno 2019 su Il Sole 24 ore scritto da Lorenzo Cavalieri.

 

Riporto qua sotto il mio post su Linkedin e l’intero articolo di Lorenzo Cavalieri.

I colloqui di lavoro sono una sfida per i selezionatori: predire il comportamento di una persona intuendo dalle sue risposte il suo approccio mentale nella gestione dei problemi. Non c’entra per nulla l’età. Occorre comprendere nel colloquio il posizionamento mentale del candidato circa il ” dipende da me/non dipende da me, Si tratta della nostra visione del mondo davanti ad un problema. Mente alcuni pensano ” Non dipende da me il problema, non dipende da me la soluzione” altri pensano ” Anche se il problema non dipende da me, la soluzione dipende da me” Molto interessante e realistico questo articolo del Sole24ore che condivido. Assumere persone giuste, per ogni azienda è il problema centrale. Sono una sostenitrice che il successo o l’insuccesso di un’azienda dipendono per il 90% dal “sistema immunitario psicologico sia dei titolari che dei dipendenti o collaboratori”. Nell’articolo consigli pratici sia per selezionatori che per persone in cerca di occupazione.

INTERVENTO

Il mercato del lavoro oggi premia chi sa rischiare

di Lorenzo Cavalieri *

4′ di lettura

La sfida del colloquio di lavoro per un selezionatore è essenzialmente quella di predire il comportamento di una persona intuendo dalle sue risposte il suo approccio mentale alla gestione dei problemi. Che il candidato abbia 25 anni o 60 uno degli aspetti che più chiaramente emerge nel corso dell’intervista è il suo posizionamento all’interno del continuum «dipende da me/non dipende da me». Di cosa si tratta? Si tratta della nostra visione del mondo davanti a un problema. Mentre alcuni pensano «Non dipende da me il problema, non dipende da me la soluzione», altri pensano «Anche se il problema non dipende da me, la soluzione dipende da me».

In altri termini abbiamo percezioni diverse rispetto alla nostra capacità di influenzare ciò che ci circonda. Alcuni vedono la propria vita regolata da variabili indipendenti e incontrollabili, altri vedono un maggior numero di variabili che possono essere controllate o influenzate. Nei colloqui di lavoro questa differenza di approccio mentale si manifesta limpidamente, spesso anche nei primissimi minuti, quando si racconta la propria carriera scolastica e/o professionale: qualcuno racconta di aver fatto ciò che aveva deciso di fare, qualcun altro racconta di «essersi ritrovato» a fare qualcosa.

Qualcuno dice «Ho sbagliato», qualcun altro dice «Non c’erano le condizioni per lavorare bene»; qualcuno dice «Devo sviluppare nuove competenze per trovare un nuovo lavoro», qualcun altro dice «Purtroppo le mie competenze non mi consentono di trovare un nuovo lavoro»; qualcuno dice «Non abbiamo capito dove andava il mercato», qualcun altro dice «È arrivata la crisi e siamo andati a gambe all’aria»; qualcuno dice «Sto cercando la leva per convincere il mio capo», qualcun altro dice «Il capo non capirà mai». Tutte queste posizioni possono essere ricondotte al medesimo “pattern” o schema mentale ricorrente: posso influenzare ciò che mi circonda/non posso influenzare ciò che mi circonda.

Questo aspetto è fondamentale oggi perché il mondo del lavoro a tutti i livelli, in tutti gli ambiti e settori, non premia più i meri esecutori, ma premia coloro i quali provano a forzare lo status quo, a sperimentare nuove soluzioni, a produrre un impatto di cambiamento sugli altri. Detto in una parola premia gli intraprendenti. E non si può intraprendere alcunché se non partendo da un atteggiamento mentale di autostima e fiducia in se’.

Tutti noi siamo dotati di una sorta di «sistema immunitario psicologico» con cui ci autoproteggiamo da fatica, conflitti, delusioni. Questo sistema ci aiuta a gestire le sfide critiche della nostra vita, ma può capitare che prenda il sopravvento su di noi e si trasformi in un vero e proprio sabotatore, in un cattivo consigliere che ci dice «non vale la pena fare fatica e andare incontro a conflitti e delusioni, tanto l’avverarsi di ciò che desideri non dipende da te». Da chi dipende allora? C’è l’imbarazzo della scelta. Dipende dall’arbitro, dal governo, dal capo, dai suoceri, dalla Germania, dal mercato, eccetera. Se il diavoletto vince ci autoconvinciamo che dipende dagli altri e finiamo con lo smettere di provarci. Ci autosabotiamo. E più ci asteniamo dal provarci più si inaridiscono effettivamente le nostre risorse, emotive, intellettuali, persino fisiche. Ecco allora che l’aspettativa si autoavvera.

14 giugno 2019

Da cosa dipende il nostro posizionamento lungo il continuum «dipende da me/non dipende da me?». Da un mix di personalità (inclinazioni naturali, condizionamenti familiari, energia psicofisica) e di esperienza di vita (l’elaborazione di successi e insuccessi). Tendenzialmente è un atteggiamento mentale che prende forma nel nostro percorso di crescita e si consolida con le prime esperienze da adulto, professionali e non. Con il tempo questo mindset si radica e si stabilizza: più la pensi così e più il corso della tua vita ti darà conferme.

Può essere modificato il nostro posizionamento lungo il continuum «dipende da me/non dipende da me?». Al di là dei successi e delle affermazioni che sono di per sé il più potente motore di cambiamento personale esistono almeno 3 “medicine”:
Il primo strumento per cominciare a riconoscere e a combattere un approccio mentale di autosabotaggio è quello dell’analisi retrospettiva dei momenti cruciali in cui, negli ambiti più diversi (famiglia, studi, lavoro, ecc.), abbiamo preso le decisioni che hanno indirizzato la nostra vita, che ci hanno portato ad essere ciò che siamo. Salvo rarissime eccezioni mettere nero su bianco i «turning point» del nostro percorso ci mette nelle condizioni di vedere quelle situazioni in cui abbiamo «prodotto un impatto», in cui i nostri progetti e la nostra libertà ci hanno portato a cambiare il corso degli eventi, in cui «è dipeso da noi».

Il secondo strumento per combattere il mindset «non dipende da me» è quello di mettere in discussione il tipo di supporto che ci danno i nostri familiari/amici ogniqualvolta la vita ci presenta una possibile sfida. Spesso le persone a noi più care diventano il nostro primo “killer”, perché assumono nei nostri confronti un atteggiamento di protezione per metterci al riparo dagli urti della vita: «Lascia perdere questo concorso, per vincerlo ci vuole la raccomandazione»; «non vorrai metterti in proprio adesso, non è il periodo giusto, c’è crisi ovunque»; «inutile che perdi tempo a cercare di convincere il tuo datore di lavoro, ci rimetti in salute e basta»; «fattene una ragione, accontentati di quello che hai, tanto è già tutto deciso».

È facile riconoscersi nel ruolo di consigliere o di consigliato in una di queste frasi. L’intenzione protettiva è nobilissima, la conseguenza concreta invece purtroppo è spesso deleteria. Dunque quando riceviamo questo tipo di suggerimenti dobbiamo saper distinguere la componente emotiva («non sopporto che tu possa fallire e quindi ti dico che non ne vale la pena») da quella razionale.

Il terzo strumento per combattere il mindset «non dipende da me» consiste nella valorizzazione della paura, emozione che talvolta può essere un’ottima compagna di viaggio. Concretamente si tratta di immaginare come potrebbe ulteriormente peggiorare la nostra situazione visto che non abbiamo e non avremo il potere di cambiare il corso degli eventi. Spesso la frustrazione e i timori che scaturiscono da questo ragionamento ci portano a riconsiderare con maggiore positività la nostra autoefficacia ed il perimetro del nostro spazio di influenza personale.

 

Un saluto sorridente qualsiasi persona, imprenditore o professionista tu sia!

 

 

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Facebook ti fa schifo? Beh, la tua azienda deve comunque esserci!

Eh si, spesso i miei clienti con un faccino schifato mi dicono questa frase.

Comprendo che Facebook possa non piacere ma agli italiani  piace e frequentano il social.

Il tuo potenziale cliente è su questa piattaforma.

Perchè perdi l’occasione di potergli parlare ?

Una volta una pagina sul Corriere della Sera costava 20.000 €, oggi con 5000 € la comperi.

Perchè? Perchè anni fa Il Corriere della Sera era comperato dai tuoi potenziali clienti, oggi molto molto molto meno.

Quindi il buon Mark ha creato la Piazza e, poichè tutti vanno in Piazza, si fa pagare e tu ci devi essere.

Partiamo da : STRATEGIA E PIANIFICAZIONE DEL MARKETING DIGITALE: Che cos’è ?

La strategia e pianificazione del marketing digitale è un Processo d’integrazione delle attività di digital marketing, grazie al quale possiamo creare un piano di esecuzione di una campagna di pubbliciataria di successo,misurabile e che dia un ritorno positivo sul business.

 

IL PRINCIPIO DELLE 3 I : che cos‘è ?

Il principio delle 3i ( Iniziare,Iterare,Integrare) costituiscono il fondamento di tutte le metodologie del Digital Marketing e sono la chiave per qualsiasi strategia di successo.

Il principio d‘ iniziare dice che il cliente è il punto di partenza e di arrivo per ogni attività di marketing digitale. Per ogni domanda la risposta è: lascia decidere al cliente come ti vuole trovare.

Il principio d’iterare significa che, dopo un medio periodo, da quando è stato pubblicato un annuncio possiamo vedere quanti sono gli utenti che hanno fatto clic sull’annuncio stesso e quanti hanno risposto all’azione proposta dall’annuncio.

Questa possibilità permette di arrivare al punto 3 che è Integrare cioè andare a modificare ciò che non sta funzionando come risposta che vorremmo da parte del cliente, in modo da prendere decisioni di modifica sui mezzi o sui tipi di contenuti di mktg digitale.

 

COS’E’ E COME SI DEVE OPERARE IN UNA CAMPAGNA FACEBOOK


Le campagne Facebook hanno tutt’altro obiettivo rispetto ai siti e soprattutto alle  ricerche Google ( con il sito e con gli strumenti a pagamento di Google come, ad esempio una campagna ADWORDS l’obiettivo è quello d’intercettare e poi inseguire, volendo, il potenziale cliente,  quando quest’ultimo fa una ricerca diretta mettendo una domanda sulla barra di Google)

Nelle campagne Social l’obiettivo è quello di catturare l’attenzione del potenziale fruitore dei nostri servizi o prodotti mentre naviga su Facebook per diletto. In questo modo andiamo a trovare/colpire/attrarre coloro che hanno un bisogno latente e tale bisogno corrisponde ad uno dei nostri prodotti/ servizi.

I Social, ad oggi, sono strumenti molto potenti ma devono essere usati in modo efficace.

Il punto è che dobbiamo comprendere che non è sufficiente pensare di “fare pubblicità su Facebook ” ma FARLA CON UNA STRATEGIA EDITORIALE e con IL GIUSTO MESSAGGIO

( POST ) attrattivo e con espressioni impattanti e pagando una campagna di FaceBook Ads.

Face Book ha , ad oggi, una portata organica inferiore al 4% rispetto ai like che abbiamo sulla pagina.

Questo significa, ad esempio, che se abbiamo 1000 like sulla pagina, si pensa che il nostro messaggio arrivi sotto agli occhi dei nostri 1000 fans, invece, arriverà sotto agli occhi di 30/40 fans.

Quindi, gli strumenti social sono indispensabili ma se non vengono utilizzati in modo corretto si dirà che la pubblicità su Facebook non funziona.

Che cosa significa avere una strategia ben definita?

Occorre rispondere a domande tipo:

  • A cosa mi serve la mia pagina FB/ Instagram? Se, ad esempio, la risposta è: ad attirare clienti allora continuo rispondendo ad altre domande.
  • Chi è la mia concorrenza ?
  • Che tipo di clienti?
  • Quali sono le abitudini dei miei clienti?
  • Con che immagini e parole posso attrarre le persone sulla mia pagina Fb e poi sul mio sito?
  • Quali sono i bisogni/ desideri dei miei clienti?
  • In che cosa vogliono essere rassicurati i miei clienti?

Quindi è fondamentale:

  • capire qual’è IL NOSTRO PUBBLICO capire qual’è il giusto MESSAGGIO CREATIVO E DI PAROLE E CALL TO ACTION per avere ENGAGEMENT ( attrazione ) per il nostro tipo di pubblico.
  • Investire su Facebook/ Instagram ADS per riuscire a monitorare il ritorno della Facebook ha 31.000.000 di utenti attivi ed in Italia ed è il Social più potente.

Osservando più da vicino le caratteristiche anagrafiche degli utenti italiani iscritti a FB, secondo gli ultimi rilevamenti, la presenza maschile supera (seppur di poco) quella femminile: sulla totalità degli utenti, infatti, il 53% degli iscritti è uomo, mentre il 46% è donna.

Per quanto riguarda le fasce d’età che utilizzano in modo più massiccio il social network, a sorpresa, il primato non va alla fascia dei giovanissimi! Al primo posto troviamo la fascia di età tra i 36 ed i 45 anni, seguita a ruota dai più giovani (19/24 anni).

 

 Tutto questo per farti comprendere come, prima d’iniziare una campagna Social, occorra fare dei ragionamenti sul Brand , sul posizionamento dello stesso e sul tuo Pubblico.

Ogni tua attività sui social dove essere quindi inserita in una più ampia strategia.

La condivisione di contenuti di valore che si connettono con fan e potenziali clienti è ciò su cui devi investire in prima battuta quindi valuta e pianifica il tuo mix di contenuti

Ti consiglio d’ iniziare scegliendo la regola 80/20 o la regola dei terzi.

Se segui la regola 80-20, utilizzerai l’80% dei post di Facebook per informare, educare e intrattenere e l’altro 20% per promuovere il tuo marchio.

L’uso di Facebook per il business si fonda sulla costruzione di relazioni e l’autocelebrazione non è assolutamente consigliato.

Ma se fornisci un valore sufficiente, il tuo pubblico sarà predisposto e propenso a conoscere i tuoi prodotti e servizi in quel 20% di post che sono maggiormente focalizzati sulleL’algoritmo di Facebook penalizza i marchi che spingono troppo le vendite.

L’ algoritmo “vuole” che i feed delle notizie degli utenti siano pieni di contenuti utili, che gli utenti amano e sono spinti a condividere.

Un altro punto fondamentale di un piano di marketing Facebook è determinare quando e quanto spesso pubblicare. Ciò richiederà alcune prove ed errori da definire per la tua attività specifica (utilizzando i dati di coinvolgimento ottenuti da Page Insights). Poiché è importante pubblicare in modo coerente, crea un calendario editoriale per aiutarti a bilanciare il tuo mix di tipi di contenuti e mantieni traccia della tua pianificazione dei post.

Insomma attrai e regala contenuti di valore ai tuoi potenziali clienti.

Saranno felici di scoprirti su Fb.

Un saluto sorridente qualsiasi persona, imprenditore o professionista tu sia !

 

 

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Vuoi farti Amare? Utilizza Neuromarketing e Small Data

Adoro gli Small Data molto più dei Big Data.

Penso sia questione di sensibilità, di empatia e d’indole interna che ho.

Ho partecipato al Philip Kotler Forum 2018 che ha visto come principali attori: Philip Kotler e Martin Lindstrom.

Per quanto avessi molta impazienza nel sentire le parole del grande Philip Kotler ero più emozionata nel pensare di sentire gli insegnamenti di Martin.

Lui osserva, osserva, osserva con attenzione ed empatia i comportamenti delle persone nel quotidiano ed in determinati ambiti.

Questa è una dote che un buon marketer deve avere, sempre, nella sua quotidianità in modo da divenire sempre più abile nel comprendere che cosa amano le persone e deve insegnare ai suoi clienti come farlo.

Il “ che cosa amano le persone” permetterà a te come azienda o libero professionista di farti apprezzare e  ricordare per le emozioni che hai fatto provare al tuo cliente.

 “Le persone dimenticheranno ciò che hai detto, dimenticheranno che cosa hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire”. Maya Angelou

Questa famosa frase di Maya Angelou racchiude esattamente tutto ciò che si intende per Small Data e Neuromarketing.

Ho letto libri sul neuromarketing e gli small data dei quali consiglio la lettura.

Alla fine tutto si concentra in un concetto : farsi  ricordare dalle persone per le emozioni positive che riesci a suscitare in loro.

Per poterlo fare devi comprendere quali sono le emozioni che desiderano ( osserva, osserva ed osserva all’infinito ) .

Come affermato in un’intervista da Lindstrom  : “ Gli small data sono delle osservazioni apparentemente insignificanti che possiamo individuare nella vita dei consumatori [ ……] e che rivelano delle emozioni che noi non siamo sempre in grado di raccontare o che non vogliamo raccontare ad uno sconosciuto”

Poi passi alle azioni marketing che, nel tuo settore, emozionano i tuoi clienti e potenziali clienti.

Passo ad un famoso Case Study di Lindstrom che ha spiegato anche al PKMF 2018 per rendere più chiaro come gli Small Data possano influire positivamente sui brand e portarli da un fallimento prossimo venturo ad un’ascesa impressionante  .

Come un vecchio paio di sneakers ha reso LEGO l’azienda di giocattoli numero Uno al mondo.

problemi di LEGO nacquero nel 1981, quando arrivò nel mercato dei giocattoli Donkey Kong, azienda specializzata nei giochi digitali per bambini. Il management di Lego lesse nel successo di Donkey Kong che i bambini moderni non avessero più pazienza e creatività per i LEGO.

Ogni studio sui Big Data ( mole smisurata di dati strutturati che si possono dedurre da tutte quelle tecnologie che consentono la rivelazioni di tali dati. Anche questi dati vengono analizzati al fine di avere informazioni utili a trarne informazioni da sfruttare per orientare le azioni di business da intraprendere) .

Dai Big Data analizzati di Lego , si deduceva che i bambini preferivano i giochi digitali, il che ha influenzato notevolmente il modo di pensare e le successive scelte di business.

LEGO iniziò a concentrarsi su videogiochi, libri, programmi televisivi, abbigliamento per bambini, e negozi al dettaglio e, decise di rendere più semplice il gioco aumentando la e dimensioni dei suoi mattoni. Risultato: nel 2004, LEGO era nei guai, con un flusso di cassa negativo e un rischio di default del debito.

La strategia suggerita da Lindstrom a Lego

A quel punto, l’azienda chiese a Lindstrom di sviluppare una nuova strategia di branding ( che cosa pensano le persone quando vendono il brand Lego ) e Martin li esortò a non abbandonare ciò che stavano facendo magistralmente da così tanto tempo. Lego quindi rafforzò i propri parchi a tema ed alleanze di successo con famose serie quali Harry Potter, Star Wars e Bob Aggiustatutto .

Lego realizzò una consapevolezza importate, che ha portato ad un grande cambiamento nel suo modo di  pensare a seguito di una ricerca etnografica (la ricerca etnografica non ha lo scopo di studiare le persone ma di osservarle. Obiettivo: esaminare nei dettagli le esperienze, le situazioni, le emozioni, l’ambiente, le attività, le relazioni, le interazioni svolti dalle persone nella vita di ogni giorno). La ricerca etnografica di Lego fu condotta a casa di un ragazzino tedesco di 11 anni. I dirigenti di Lego grazie ad essa scoprirono che si erano sbagliati di grosso sul bisogno di gratificazione immediata dei bambini.

Quando fu chiesto al ragazzo di mostrare il suo bene più prezioso, sollevò un paio di scarpe da ginnastica malconce. Quelle scarpe da ginnastica erano il suo trofeo, il suo capolavoro. Il modo in cui parte della suola era consumata dimostrava agli amici che era un grande skateboarder.

Il ragazzino tedesco aveva ottenuto un riconoscimento sociale dai i suoi compagni grazie alla padronanza di una abilità da lui scelta. Per lui, si trattava di avere qualcosa di tangibile da mostrare come prova per i suoi sforzi. In questo caso, l’oggetto erano un paio di sneakers logore.

Il ruolo dei Small Data

Il processo decisionale di LEGO era da sempre basato sui Big Data; tuttavia, l’analisi dei Small Data ( la ricerca etnografica sul ragazzino tedesco )  ha rivoluzionato l’intera azienda. L’analisi complessa dei Big Data aveva allontanato LEGO dal suo core value ( valori fondamentali di Lego ) : l’essere un brand votato alla manualità e all’esperienza. A quel punto LEGO si è concentrato nuovamente sul suo prodotto principale, riportando i mattoni alle loro dimensioni tradizionali, aggiungendo più mattoncini alle loro scatole e fornendo manuali di istruzioni più impegnativi e avvincenti.

Nel 2014 le vendite di LEGO sono aumentate dell’11% superando i 2 miliardi di dollari. Per la prima volta in assoluto, LEGO ha superato Mattel ed è diventato così il più grande produttore di giocattoli al mondo.

Tutte le statistiche di Lindstrom derivavano dai Small Data: osservazioni apparentemente banali rivelano spesso desideri insoddisfatti del consumatore.

Gli Small Data sono stati la base delle idee di Lindstrom innovative anche per:

  • lo sviluppo di nuove soluzioni per Porsches (progettando una carta di credito per miliardari)
  • il rilancio di una catena di supermercati americana in difficoltà.
  • Il posizionamento di una casa automobilistica cinese.

Un detto dice: “Se vuoi capire gli animali, non andare allo zoo, vai nella giungla.”

Se volete capire il vostro pubblico andate nell’habitat naturale quotidiano dei vostri potenziali clienti.

Avete in negozio di frutta e verdura ? Andate al mercato settimanale della vostra città.

Avete un’azienda che produce abbigliamento? Andate in tutti i negozi di abbigliamento della vostra città.

Avete un’officina? Andate nelle altre officine della città.

Preparatevi qualche domanda per ogni avventore e capirete tante cose che potranno migliorare le vostre performance di business.

Osservate, osservate ed osservate.

Un in bocca al lupo sorridente qualsiasi persona, imprenditore o professionista tu sia!

Marketing Silvia Migliorini

 

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Le 5 P del Marketing

Ti Piace la lettera P? Nel Marketing è la lettera più importante. Io la adoro.
Ne avrai forse già sentito parlare o forse no.
Vale la pena riprendere le 4 P del Marketing Mix ( ideate dal Professor Jerome McCarthy e portate alla ribalta da Philip Kotler ) per arrivare ad una 5° P che è IMPORTANTISSIMA e svetta come l’Everest su tutte le altre P.
Se la Perdi sei Perso nel Marketing.
Da questa 5° P tutto dipende.
Ti spiego il perché e l’influenza del Marketing nella tua azienda sarà ancor più positiva.
Le prime 4 P del Marketing Mix
Prodotto: indica il tipo di prodotto o servizio che l’azienda vuole proporre al mercato per soddisfare i bisogni dei consumatori.
Prezzo: indica il corrispettivo in denaro che l’azienda chiede per vendere il proprio prodotto o servizio al consumatore.
Place ( luogo ) : indica la scelta dei canali di distribuzione attraverso i quali un prodotto giunge al consumatore finale.
Promozione: indica tutto ciò che riguarda la pubblicità e la strategia di comunicazione migliore al fine di far conoscere ed acquistare il tuo prodotto o servizio.
Questi quattro pilastri del marketing hanno saputo far prosperare per anni le aziende.
Sono tutt’oggi d’applicare con attenzione se vuoi comprendere quali prodotti e servizi vuoi vendere sul mercato per creare business, quale sia il giusto prezzo per l’acquisto da parte del cliente, come deve essere il luogo nel quale vendi il prodotto ( estetica piacevole, cura dei profumi, funzionalità ) e come accrescere la notorietà della tua marca.
Tutto rimane valido ma non basta più.
Occorre aggiungere e dare molta attenzione ed importanza alla parte Umana del Marketing.

Arriviamo quindi alla 5° P: PERSONE ( PEOPLE) …questa è la base, le fondamenta, il terreno ben arato, il centro della Terra: LE PERSONE
PERSONE: tutto dipende da esse e sono di due tipi: PERSONE ESTERNE E PERSONE INTERNE
PERSONE ESTERNE / pubblico, utenti, potenziali clienti o…… chiamali come vuoi.
PERSONE INTERNE ALL’AZIENDA / amministratori delegati, titolari, manager, amministrativi, commerciali, marketer, magazzinieri, operai, centraliniste ed anche le signore delle pulizie quindi tutte, tutte, tutte le persone che lavorano in azienda che sia grande, media, piccola o micro.
La domanda che ti frulla per la testa è: perché queste Persone sono così importanti nel processo per realizzare uno sviluppo positivo del Marketing a favore della tua azienda?
Perché le persone esterne ed interne sono nel contempo IL e AL centro del Mondo del Marketing.
La P di Persone ci deve ricordare e richiamare l’UMANITA’ delle stesse; sono esseri emozionali e vibrazionali.
L’obiettivo principale della strategia operativa a questo punto è quello d’individuare il Valore di un’esperienza basata sulle emozioni.
Si passa quindi da un’economia di prodotto ad un’economia trainata dalle emozioni.
A creare Valore non concorre più solo il prodotto o il servizio ma soprattutto l’esperienza che gli stessi permettono di vivere al cliente.
Le persone sono spinte all’azione verso la tua marca da emozioni e vibrazioni.
Da ciò puoi ben comprendere che si attiveranno solo se percepiscono nella tua marca un Valore che colpisce le loro emozioni o crea in loro vibrazioni.
Infatti anche le nostre persone esterne ed interne hanno dei loro Valori.
Quindi la tua azienda e le persone, i tuoi potenziali clienti, devono essere accomunate dagli stessi Valori.
• Valori che le persone hanno nel loro io e cercano nel tuo settore di mercato.
• Valori che tu imprenditore devi avere o trovare nella tua grande, media, piccola o microimpresa per attrarre, emozionare, stimolare le persone ad acquistare i tuoi prodotti o servizi.
Morale : il Marketing deve trovare il tuo Valore come azienda e diffonderlo con una Strategia di Marketing Esperienziale verso quei clienti che cercano quei Valori che tu hai e che li emozionano.

Le Persone Interne
Forse starai borbottando tra te e te che le Persone Interne non sono altro che tuoi dipendenti che paghi e che quindi devono fare ciò che tu dici senza essere emozionati o provare vibrazioni verso la tua azienda o, meglio, verso di te.
Niente di più sbagliato.
Le persone interne sono i tuoi primi clienti.
Non vorrai che lavorino come robot senza essere coinvolte emozionalmente da te, dai manager, dai responsabili di reparto?
Devi riuscire a suscitare in esse il desiderio di dare sempre il loro contributo alla buon profitto della tua azienda perché devono vivere il lavoro e l’ambiente come una Fonte di Vita lavorativa Emozionale e non come una fonte di reddito ( lo stipendio deve essere considerato solo una conseguenza del loro buon lavoro per la crescita aziendale ).
Sai quanto vale questa Emozionalità e condivisione di Valori nella vita di una persona?
Vale più di un conto corrente miliardario. Insegna, falli crescere, interessati a loro e te ne saranno sempre grati seguendo le valide linee valoriali che tu vuoi che arrivino all’esterno ai tuoi clienti.
I tuoi dipendenti sono i tuoi primi clienti che riusciranno a creare emozione nei clienti finali.
Come condividere i tuoi Valori con le tue Persone Interne?
Fai degli appositi brief con loro e tutti insieme dopo tanto parlare scrivete una Dichiarazione d’Intenti, una Mission ed una Vision. ( ne parlerò più approfonditamente in un prossimo post )
Semplice ? No.
Possibile ? Si.
Come puoi far percepire il del Valore della tua Azienda ? Con una strategia di Marketing Emozionale.
Che cosa ne pensi di questa mia spiegazione delle 5 P del Marketing Mix ? Ti è stata utile ?
Se ti fa piacere lascia un commento.
Se vuoi approfondire il Marketing per la tua grande, media, piccola, micro impresa, per il tuo prodotto o servizio , per te come professionista CONTATTAMI.

Silvia Migliorini Marketing

Un in bocca al lupo sorridente qualsiasi persona, imprenditore o professionista tu sia.
Silvia

 

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MARKETING: questo Grande Sconosciuto.

MARKETING: questo Grande Sconosciuto. Sono Silvia Migliorini e te lo presento.

Gli Imprenditori ed i Professionisti ne ricercano il significato per capire come può essere utile nella loro azienda o professione.

Ricercano, s’ informano, fanno anche qualche corso ma non sempre comprendono l’utilità del Marketing.

Meglio dire: se ne fanno una vaga idea ma è come una nuvola sfuggente nel cielo. Inarrivabile ed inafferrabile.

Da statistica il 99% delle aziende e dei professionisti in Italia non fa marketing.

Cerchiamo di capire. Provo a spiegartelo con semplicità e ti svelo qual’è il Punto Principale che ti serve e dal quale partire nel tuo Viaggio nel Marketing.

Tanto per chiarire: il Marketing non ha un solo significato. 

Il Marketing è un Mondo complesso che si può rendere semplice e comprensibile.

Io mi esprimo in italiano. Traduco i termini inglesi del marketing. 

Talvolta devo utilizzare frasi di più parole perché non c’è una parola unica che lo traduce.

Il MM (Mondo Marketing ) ti assicuro è affascinante, entusiasmante e brillante. Emozionale e Razionale.

Ciò rende il suo studio e la sua applicazione ogni volta un’avventura.

Hai presente una Giungla? Hai presente Tarzan e Jane? 

Ti racconto una storiella per farti un esempio.

Ipotizziamo che Tarzan e Jane per poter comperare Le Gocciole abbiano bisogno di entrate finanziarie.

Bene, decidono di mettere a frutto la loro esperienza di abitanti della Giungla e si mettono a fare le Guide Turistiche per persone che vogliono esplorare la Giungla in tutti i suoi aspetti e vivere come Tarzan e Jane per 3 giorni. ( venerdì/sabato e domenica ) ed hanno l’obiettivo di attraversare la Jungla partendo dalla casa di Tarzan e Jane ( Punto A ) fino alla spiaggia.

Week-end alternativo. 

Avete presente la Jungla ?

E’ una foresta tropicale fitta ed impenetrabile. Piante ed arbusti che cercano la luce del sole sono infinite.

Vegetazione fitta ed intricata. Tronchi di Teak Sandalo ed Ebano scivolosi nelle stagioni di pioggia ed animali pericolosi…serpenti….ovunque insieme a fastidiosi insetti. E po le LIANEEEE…

Secondo te è un Percorso facile e comodo a piedi nudi e con un misero completino?

Assolutamente no, eppure è un percorso che si può fare se accompagnati da Tarzan e Jane.

I turisti non sono tutti uguali. Tarzan e Jane ne vedono di ogni specie pur essendo tutti esseri umani.

C’è chi è muscoloso, chi è molle come una banana andata a male, chi ha coraggio, chi ha paura, chi non vuole volare con la liana chi invece vorrebbe farlo sempre.

Sono tutti diversi i turisti sia fisicamente che psicologicamente.

Tutti hanno dei Perché diversi tra loro nel voler fare l’Avventura nella Jungla. 

Si possono individuare dei gruppi che hanno lo stesso Perché.

Tarzan e Jane ricevono delle richieste perché hanno sollecitato Persone a fare week end alternativi, a provare il brivido dell’avventura, a riuscire a stupire la propria amata o i propri amici con stories su Instagram e Facebook,  o perchè voler produrre adrenalina ed alla fine del week-end riceveranno un attestato di “ IO HO IL CORAGGIO TOP”!

Ecco il marketing è racchiuso in questa storia.

Analizziamo :

Tarzan e Jane: professionisti di viaggi di avventure di nicchia.

Persone/Turisti: clienti di Tarzan e Jane.

Attraversare la Jungla : realizzazione del desiderio dei clienti ( ognuno con un suo Perché ).

Finale: incasso delle fatture ( non so se elettroniche) emesse da Tarzan e da Jane per un Valore di avventura che hanno saputo comunicare e poi far vivere a persone con dei Perché diversi tra loro.

Aspetta, aspetta che c’è un altro significato in questa storia che ti chiarirà il Marketing.

Liane, alberi, sottobosco, insetti, rappresentano ostacoli ai quali fare attenzione o da saper gestire per attraversare la Jungla.

Che cosa rappresentano questi ostacoli nel Marketing?

Rappresentano le strategie e gli strumenti che il Marketing deve analizzare, comprendere e superare al fine di raggiungere un obiettivo aziendale o professionale.

Che cosa ne pensi di questa mia spiegazione del Marketing? Ti è stata utile ?

Se ti fa piacere, lascia un commento.

Se vuoi approfondire il Marketing per la tua grande, media, piccola, micro impresa o per il tuo posizionamento come professionista CONTATTAMI.

Un in bocca al lupo sorridente qualsiasi persona, imprenditore o professionista tua sia!

Silvia Migliorini Marketing

Silvia

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